Portovenere e il rinoceronte di Albrecht Dürer


Fino al XVI secolo il rinoceronte era sconosciuto in Europa.

Un esemplare, battezzato Ulisse dai marinai che lo portarono dall'India, fu importato nel 1515 per la prima volta a Lisbona come dono al re portoghese Manuele I. Suscitò molta curiosità non solo tra gli studiosi, ma anche nel popolo portoghese (a ricordarlo, tra le statue che decorano la Torre di Belém di Lisbona c'è anche quella di un rinoceronte). 


L'anno successivo il re volle farne dono al papa Leone X per mantenersi in buoni rapporti con lo Stato Pontificio e lo spedì a Roma via mare a bordo di un veliero.
La nave, arrivata all'altezza della città ligure di Porto Venere, naufragò a causa di una violentissima tempesta.

Il rinoceronte, che prima dell'imbarco era stato incatenato per esser tenuto sotto controllo, non era in grado di nuotare e quindi annegò:

«Il mare invidiò e tolse all'Italia questa bestia di inusitata fierezza [...] poiché la bestia, la quale era usata a passare il Gange e l'Indo, altissimi fiumi del suo paese, fu creduto che anche avrebbe potuto venire a riva sopra a Porto Venere, ancora che ella sia asprissima per duri sassi; se non che, trovandosi impedita da catene grandi, benché molto superbamente facesse ogni sforzo per aiutarsi, fu però inghiottita dal mare.» 
(Paolo Giovio)

Quando la carcassa riaffiorò presso le spiagge francesi, fu impagliata e spedito finalmente a Roma. 

Albrecht Dürer ebbe notizia di questi fatti avendone letto la descrizione in una lettera spedita a Norimberga da Lisbona e, senza aver mai visto l'animale, fece qualche schizzo e realizzò una xilografia.

 

Come si può notare, ci sono numerose inesattezze che non trovano riscontri nella realtà: il rinoceronte di Dürer presenta un piccolo corno che spunta sulla schiena, una pelle simile ad un'armatura, una gorgiera sul collo e gambe squamose.

Nonostante le imprecisioni l'opera ebbe un incredibile successo e una straordinaria diffusione, tanto che venne usata come modello per numerose immagini e dipinti, non solo collegate all'ambito zoologico.

Per esempio, il duca Alessandro de' Medici basò il proprio emblema proprio sul questo rinoceronte, con il motto Non Vuelvo Sin Vencer, ossia «non assalgo senza vincere»:




Lo troviamo poi in uno dei portali di bronzo del duomo di Pisa:




Il rinoceronte di Dürer fu di riferimento per quasi due secoli, fino a che immagini più realistiche ed accurate furono realizzate da  Jean-Baptiste Oudry nel 1749 e da George Stubbs:

 


Per concludere, anche Umberto Eco fa riferimento a questa vicenda nel "Trattato di semiotica generale", dove afferma che le "scaglie e piastre imbricate" divennero un elemento necessario per raffigurare l'animale, anche per chi conosceva meglio l'anatomia della bestia, visto che "solo quei segni grafici convenzionalizzati possono denotare 'rinoceronte' al destinatario del segno iconico".

Fonti: 
  • T. H. Clarke, "The Rhinoceros from Dürer to Stubbs 1515–1799", Londra: , Sotheby's Publications, 1986;
  • Wikipedia/Rinoceronte (Dürer).





Commenti

Post popolari in questo blog

STEP#19: La candela nell'Arte

STEP #03: Bacicio do Tin

STEP #30: La scienza e la tecnica della cosa